Dopo quasi 3
settimana dal sisma del 20 maggio trovo le parole ed il coraggio per scrivere
qualcosa su questo evento che ha cambiato per sempre la vita di moltissime
persone.
Io abito a
San Carlo, la frazione di Sant’Agostino diventata tristemente famosa per le
case che sprofondano. Per due settimane non ho avuto il coraggio di andare in
paese, non per paura, ma per il dispiacere che sapevo avrei provato nel vedere
tutto transennato, tutto inagibile.
Zona Rossa in Via Risorgimento |
La famosa
pizzeria “La pace” che tutti in zona conoscono per le sue ottime pizze, si
trova ora completamente inagibile, i vigili del fuoco stanno tentando di
recuperare quello che si trova all’interno prima che sia troppo tardi. Penso a
tutti mancherà quel posto, piccolo ma accogliente, che ha reso famoso il nostro
piccolo paese.
La pizzeria dopo il terremoto |
Nella zona
rossa si trovano l’edicola, la macelleria, la scuola elementare, la banca e
tantissime abitazioni che sono state fatte evacuare perché stanno
“sprofondando”, si sono già abbassate di parecchi centimetri.
Vedere tutti
i sacrifici di una vita spazzati via in pochi secondi, trovarsi dall’oggi al
domani senza una casa o un lavoro, questa è la triste realtà che hanno dovuto
affrontare centinaia di persone.
Piange il
cuore a vedere tutto vuoto, il paese semideserto, le vie deserte con ai lati
cumuli di sabbia!
Chi può però
non si perde d’animo e riparte, il forno “La spiga” dopo pochi giorni dal sisma
è riuscito a riaprire, perché nonostante tutto bisogna andare avanti, nonostante
il calo evidente di clienti, chi possiede ancora un lavoro, cerca di tornare
alla normalità. Non è facile, la presenza della zona rossa nel bel mezzo del
paese, nuoce pesantemente alla viabilità del paese e con essa a quel po’ di
attività che ancora è presente in zona!
Cosa ne sarà
di questo paese e di tutti quegli edifici che si trovano nella zona rossa?
Verranno abbattuti o come in Abruzzo la zona rossa rimarrà tale per sempre? Mi
auguro che le cose non restino così come sono per molto tempo perché altrimenti
quel po’ che è rimasto delle attività della zona non chiuderanno per
inagibilità, ma per fallimento!
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