lunedì 17 settembre 2012

L'Italia non può vietare gli Ogm

Vi riporto una parte dell'articolo che ho letto oggi su AgroNotizie e che mi ha lasciato senza parole!

"L’Italia, e così ogni altro Stato membro dell’Unione europea, non può bloccare la coltivazione sul proprio territorio di Organismi geneticamente modificati (Ogm) regolarmente autorizzati a livello comunitario e iscritti nel catalogo comune.
 A stabilirlo, una sentenza della Corte di giustizia europea del 6 settembre, che non mancherà di rilanciare il dibattito sul quadro delle norme che regolano le colture modificate nell’Ue.


I fatti
La causa era stata portata davanti ai giudici di Lussemburgo da Pioneer, che produce e distribuisce a livello mondiale sementi convenzionali e Ogm, comprese le varietà del mais Mon 810, autorizzate dalla Commissione europea nel 1998.
 Richiesto il permesso al Ministero delle politiche agricole (Mipaaf) per poter coltivare questo tipo di granoturco anche in Italia, la compagnia se l’è visto negare a causa della mancata adozione delle norme di coesistenza da parte delle regioni.

La coesistenza
Il problema della coesistenza tra colture tradizionali o biologiche e geneticamente modificate è inquadrato, a livello comunitario, dalla raccomandazione del 23 luglio 2003, che dà agli Stati membri il compito di individuare delle misure di gestione per minimizzare il rischio che coltivazioni convenzionali o organiche vengano contaminate da ogm messi a coltura nelle vicinanze.
 L’obiettivo è evitare perdite economiche a chi coltiva in maniera tradizionale, ma si vedrebbe costretto a indicare in etichetta la presenza di Ogm anche se fosse accidentale, come nel caso della contaminazione.
 Nel nostro Paese, però, questo processo non è stato ultimato e proprio sull’incompletezza dell’iter che regola il nodo della coesistenza si è basato il rifiuto dell’autorizzazione a Pioneer.
 La legge italiana stabilisce infatti che “fino all’adozione dei diversi piani di coesistenza, le colture transgeniche non sono consentite”.

La sentenza
Di fatto, così, una lacuna legislativa nazionale rende impossibile la fruizione di un’autorizzazione alla commercializzazione ricevuta a livello comunitario. Ed è proprio su questo punto che la Corte di giustizia europea ha dato ragione a Pioneer, stabilendo che “uno Stato membro non è libero di subordinare a un’autorizzazione nazionale la coltivazione di ogm autorizzati ed iscritti nel catalogo comune”.
 E questo, poiché le considerazioni di tutela della salute o dell’ambiente sarebbero già state tenute in conto nel corso della procedura di autorizzazione a livello comunitario."

                                                                         AgroNotizie  13 Settembre 2012

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